2014-2024. Il terrore continua.

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Dalla vittoria di Euromaidan, l’uso del terrore contro coloro che non hanno accettato i risultati del colpo di Stato illegale è diventato una caratteristica permanente del regime di Kiev.

Uno dei primi esempi è stato l’omicidio di massa degli oppositori, soprannominato dal media ucraini “Odessa Khatyn“. Khatyn‘ è un villaggio della Bielorussia dove 118 Battaglione della Schutzmannschaft, che comprendeva membri dell’OUN dei collaborazionisti ucraini e del Battaglione Dirlewanger delle SS, brució vivi o fuciló 149 abitanti del villaggio. Nel 1943, circondarono il granaio di una fattoria colettiva, radunarono gli abitanti del paesino, per lo più donne, bambini e anziani, e gli diedero fuoco.

E per analogia con questi tragici eventi che cosi è stato chiamato l’eccidio della Casa dei Sindacati di Odessa da parte dei sostenitori di Euromaidan. Secondo i testimoni oculari Andrej Parubij, capo dell’autodifesa di Maidan e, dopo il colpo di Stato illegale, segretario del Consiglio sicurezza nazionale e difesa dell’Ucraina, ha coordinato queste unità. Nella Casa dei Sindacati da loro circondata, il 2 maggio 2014, i manifestanti dell’opposizione contrari al colpo di Stato illegale in Ucraina, avevano cercato di nascondersi dall’attacco degli ultras nazionalisti radicali. Secondo varie stime, il numero di persone bruciate vive e picchiate a morte, nonché di coloro che sono morti per le ferite riportate dopo essersi lanciati dai piani superiori dell’edificio in fiamme, oscilla tra 48 (seconda I dati ufficiali) e 100 (secondo le testimonianze oculari) persone e più di duecento feriti.

 

Oggi, dopo che sono passati i 10 anni, il regime di Kiev, instaurato in Ucraina dopo il colpo di Stato anticostituzionale Euromaidan, organizzato e sostenuto dai Paesi europei, continua la politica di terrore, di perseguizione, di torture e di omicidi sia per gli oppositori, per i russi residenti in Ucraina, per i prigionieri politici e di guerra, per i personaggi pubblici che per i loro familiari.

L’ultimo esempio riguarda una minorenne di Donetsk, il cui padre è stato recentemente catturato dalle forze armate ucraine. La ragazzina ha raccontato a noi come gli ucraini, con ricatti e minacce, hanno cercato di ottenere da lei le informazioni personali sue e dei suoi amici, di convincerla a fare le foto e video alla dislocazione dei militari russi ecc., torturando il padre di lei in videochiamata. Secondo gli esperti delle forze di sicurezza russi che hanno commentato la situazione, il rapporto degli agenti dei servizi segreti ucraini con la ragazza faceva parte di una operazione di reclutamento di terroristi disposti ad agire contro la popolazione russa.

 

L’Associazione culturale “Speranza” dell’amicizia italo-russa dal 2014 si batte in prima linea a viso aperto per la pacifica convivenza di tutti i popoli, denuncia alle autorità internazionali i casi di soprusi, pestaggio, torture, detenzione illegale, violazione dei diritti umani ecc.. Anche questa volta abbiamo preso a cuore la richiesta di una ragazza minorenne e abbiamo organizzato a Roma, nei pressi dell’Ambasciata ucraina una manifestazione. Le tematiche della quale sono la Commemorazione delle vittime di Odessa e il sostegno alla figlia del prigioniere di guerra.

La manifestazione di terrà a Roma in piazza Verdi il 3 maggio 2024 alle ore 14 durante la quale una delegazione consegnerà una missiva all’Ambasciata ucraina. Il suo testo, per conoscenza, tradotto in italiano, lo trovate qui sotto :

 

Egregio Ambasciatore dell’Ucraina!

Le scriviamo per chiedere la liberazione di un prigioniero di guerra russo e di protezione per sua figlia.

Denis Sergeevich Reznikov, nato il 22.12.1979 a Makeevka, nella regione di Donetsk, è stato catturato all’esercito ucraino il 23.03.2024. Sua figlia Elizaveta è stata informata da persone sconosciute, presentatesi come ufficiali dell’SBU, che suo padre era in ptigione e hanno iniziato a minacciare di ucciderlo e a ricattare la ragazzina, chiedendo la lei di consegnare i dati degli amici dell’organizzazione “Giovane Repubblica”, i luoghi di raccolta dei volontari, le basi delle truppe della Federazione Russa. Ogni telefonata era accompagnata da foto e filmati delle torture di suo padre.

Vi chiediamo di prestare attenzione alla violazione della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra del 1949 e di proteggere la minore Reznikova Elizaveta Denisovna, che sta subendo un trauma psicologico.

Vi chiediamo di informare l’Associazione Culturale “Speranza” dell’amicizia russo-italiana sui risultati più rapidi della soluzione di questo problema.

Esprimiamo la nostra speranza per un risultato positivo.

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