Oggi terminiamo “DOSSIER” con la terza puntata, affrontando la questione dell’attacco di Israele al Libano, ponendo, come in precedenza, le domande a Vittorio Gigliotti, presidente di “Cantiere Laboratorio” e dell‘Osservatorio sulle Comunità Cristiane in Medioriente, che piu’ volte si e’ recato nel Paese dei Cedri ed al quale è molto legato.
– Vittorio, ci puo’ parlare del Libano in virtù della tua esperienza e conoscenza storica, religiosa e politica del Paese?
– Grazie ancora una volta per avermi contattato e dato la possibilità di parlare di argomenti scottanti e dei quali la disinformazione mistifica la realtà dei fatti.
La storia del Libano e’ legata indissolubilmente al Cristianesimo ed in particolare modo alla comunità Maronita ed alla persecuzione subita nel corso dei secoli, da parte dell’Islam che non ha mai accettato l’esistenza di un Libano non musulmano, di un’oasi cristiana nel medioriente islamico.
Il cristiano del Libano ed in particolare il Maronita si e’ sempre trovato di fronte a una scelta drammatica: servire il Corano oppure sfoderare la spada e difendere il Vangelo ed insieme ad Esso la propria libertà, la propria dignita’ ed il proprio onore.
Nel Libano, crocevia del medioriente, sono state sempre combattute le guerre degli altri sul suo territorio: i palestinesi, che accolti come fratelli, dopo il “settembre nero” giordano, avevano poi costituito uno stato all’interno dello stato libanese, i siriani fautori dell’espansionismo panarabo e gli israeliani che hanno avuto ed hanno il progetto del grande Israele che vorrebbe divorare, in prospettiva, il Libano.
Ma il pericolo per lo stato ebraico e’ sempre venuto dal modello di coesistenza pacifica tra cristiani e musulmani perché se cio’ era possibile in Libano, poteva esserlo anche tra ebrei e palestinesi.
Questo e’ uno dei motivi per cui Israele si e’ sempre adoperato per avere intorno a sé dei mini stati confessionali a dimostrazione che la coesistenza tra confessioni diverse e’ impossibile e cio’ spiega inoltre il rapporto privilegiato che ha sempre avuto con l’estremismo islamico.
Dal 1975 al 1990, il Libano, ha subito una guerra civile, fagocitata da paesi terzi, costata piu’ di 80 mila morti ed 800 mila profughi dimenticati dal mondo e dall’occidente, ma nello stesso tempo ha visto le comunita’ Cristiane difendere con le armi la propria fede e la propria terra.
– Ci sono stati esempi di uomini che hanno cercato, nonostante le avversità, di creare un Paese libero e sovrano e come e’ finita ed inoltre quali episodi degli ultimi 20 anni l’hanno di piu’ colpita ed hanno inciso sul destino di questo piccolo Paese?
– In questi 15 anni ( 1975 – 1990) , e’ giusto non dimenticare, due uomini che hanno combattuto contro tutti e tutto, affinché il Libano, modello di convivenza pacifica di 17 confessioni religiose, restasse tale, proiettando questo piccolo paese a modello del mondo arabo.
Il primo fu Bashir Gemayel ( 10/11/1947 – 14/09/1982) cristiano maronita, colui che piu di ogni altro , nella storia del Paese dei Cedri, ha incarnato l’eroismo cristiano e libanese, raccogliendo intorno alla sua figura un intero popolo che auspicava la sovranita’ su tutti i 10.452 kmq del territorio.
Responsabile delle Forze Libanesi a 35 anni eletto presidente della Repubblica, ma due mesi dopo, il 14 settembre 1982, ucciso con 2 quintali di tritolo per mano siriana o israeliana (non e’ mai stato accertato) : entrambe avevano motivo per assassinarlo.
Il secondo e’ stato il Generale Michel Aoun, che da presidente del consiglio e capo dell’esercito, nel 1988 lancia la guerra di liberazione dalle occupazioni straniere siriana ed israeliana e fermata dall’aviazione siriana il 13 ottobre 1990 che, con il consenso di Israele, bombardo’ Beirut e lo costrinse all’esilio in Francia, da dove torno’ negli anni seguenti per diventare poi il presidente cristiano del Libano, stringendo rapporti di amicizia con gli sciiti Hezbollah, la cui rappresentanza politica è a pieno titolo all’interno del governo libanese.
In virtù del “Patto Nazionale” del 1943 stipulato dalle varie confessioni religiose, infatti, le cariche pubbliche vennero ripartite secondo le piu’ grandi confessioni religiose: ai cristiani, che allora erano maggioranza nel paese, spetta la presidenza della repubblica, ai musulmani sunniti la presidenza del consiglio, ai musulmani sciiti la presidenza del parlamento ed ai drusi il vice-comandante in capo dell’esercito.
Gli anni che sono seguiti sono stati di confusione, ma anche di crisi economica e sociale, ma che vede il Libano ciclicamente attaccato da Israele.
Vedo comunque due episodi significativi che meritano di essere citati e che sono di notevole importanza:
◾Il 24 febbraio 2005 viene eliminato l’allora primo ministro sunnita Rafiq Hariri, del cui assassinio in un primo momento erano stati accusati i presidenti della Siria, del Libano oltre che Hezbollah ed Iran, ma ben presto è emersa la responsabilità di Israele con l’intento di destabilizzare il Paese e scagliare sunniti contro sciiti.
◾Il 4 agosto 2020 salta in aria l’intero porto di Beirut est, con centinaia di morti ed oltre 5 mila feriti, oltre alla distruzione della parte est della città; la macchina mediatica internazionale inizia la martellante musica della menzogna, le prime informazioni davano come causa l’esplosione accidentale di uno stock di fertilizzanti ricercando la responsabilità dell’incuria dei lavoratori portuali.
Ma ben presto anche in questo caso la verità è venuta a galla ed e’ stato lo stesso responsabile ad anticiparla: il suo nome e’ Benjamin Netanyahu che il 27 settembre del 2018 alla tribuna delle Nazioni Unite mostra il deposito che esplodera’ poi il 4 agosto del 2020, indicandolo come deposito di armi di Hezbollah.
E di fatto per fare saltare il deposito di armi di Hezbollah e mezza Citta’ di Beirut e’ stato utilizzato un missile la cui testata contiene un piccolo componente nucleare tattico che ha provocato il tipico fungo delle armi nucleari.
– Vittorio, passiamo al recente attacco militare di Israele al Libano ed alla distruzione della parte di Beirut dove era il quartiere Generale di Hezbollah ed alla stessa eliminazione della guida spirituale Hassan Nassrallah il 27 settembre. Come giudica questo attacco e l’inerzia delle comunita’ internazionali e quali potranno essere le conseguenze?
Ho piu’ di una volta espresso il mio giudizio su Israele e su Benjamin Netanyahu che si trova contro oltre i due terzi del popolo israeliano, ma la sua spregiudicatezza non ha limiti e continua imperterrito nella sua azione aggressiva nei confronti di paesi sovrani.
Non dimentichiamo che l’aviazione israeliana, mentre bombardava Beirut, lo faceva, in contemporanea, anche nello Yemen ed in Siria, e si capisce molto bene della protezione di cui gode da parte degli Stati Uniti, dell’Europa e della NATO, che non hanno mai mosso un dito di fronte ai crimini contro l’umanità, commessi dallo Stato d’Israele.
Cio’ e’ una costante che si ripete da sempre!
Vogliamo ricordare anche in questi casi che “c’e’ un aggressore ed un aggredito?” o questo vale solo per la Federazione Russa che peraltro e’ intervenuta a difendere le popolazioni del Donbass?
E’ sotto gli occhi di tutti il servilismo dei paesi occidentali dove quasi nessuna voce si leva di fronte ai crimini di Israele del quale dicono che “si deve difendere” e come si difende? Sterminando interi popoli sotto i nostri occhi?
I 40 Mila morti palestinesi sono il risultato dell’azione di difesa di Israele?
Si deve difendere facendo saltare in aria e bombardando Beirut e uccidendo la guida spirituale sciita di Hezbollah, sapendo bene che e’ un attacco criminale ad un Paese sovrano? O, dimenticando, per come anticipato, che la comunità sciita e dunque Hezbollah sono nel legittimo governo libanese?
Malafede, servilismo e ignoranza misti alla piu’ bieca vergogna dei governi occidentali, ed il nostro in primis: ecco cosa mi viene in mente di dire di fronte alla loro vilta’.
Hanno il coraggio solo di parlare di “escalation e de-escalation” a fatti compiuti, mentre i media e le TV si soffermano sulle loro dichiarazioni inutili e sulle loro “facce da nulla“.
Lasciano fare ed Israele il suo mestiere lo fa bene, rompere l’asse sciita o della resistenza e’ cio’ che sta facendo indisturbato, come lo ha fatto il 3 gennaio 2020 all’aeroporto di Bagdad eliminando il Generale Qasem Soleimani che di quell’ Asse della Resistenza era il massimo rappresentante; lo ha fatto di recente in Libano perché per ora vuole espandersi oltre il fiume Litani dopo avere “spianato Gaza“.
Mi azzardo a dire che ora sono solo scaramucce: dopo aver azzerato i vertici Hezbollah in Libano e dopo la “vendetta telecomandata“, previo avviso, dell’Iran con il lancio di un centinaio di missili, quasi tutti intercettati, si aspetta la risposta israeliana: fara’ male all’Iran? O fara’ male solo alla parte rappresentata da Khamenei, bombardando i siti petroliferi e rafforzando quella del “compromesso”, e amico in affari Hassan Rouhani, spianando così la strada ad una nuova rivoluzione colorata e cerchera’ di mettere su fuori gioco i “Guardiani della Rivoluzione”?
E’ ancora presto per dirlo, ma tutto sembra andare in questa direzione.